C'era una volta la rivoluzione by Jacopo Fo Sergio Parini & Sergio Parini

C'era una volta la rivoluzione by Jacopo Fo Sergio Parini & Sergio Parini

autore:Jacopo Fo, Sergio Parini & Sergio Parini [Jacopo Fo, Sergio Parini & Parini, Sergio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Chiarelettere
pubblicato: 2018-06-14T22:00:00+00:00


Gli hippie: pace, amore, musica. E molto altro

Gli hippie erano capelloni che giravano scalzi o con sandali orrendi, indossavano vestiti assurdi, si drogavano come scimmie e scopavano come ricci. Questa è l’immagine della controcultura hippie che ci viene tramandata oggi. Tutto vero. Ma c’è anche molto di più.

Gli hippie nascono a San Francisco verso la metà degli anni Sessanta nel quartiere di Haight-Ashbury (ancora oggi pieno di negozietti di memorabilia di quell’epoca d’oro) da seguaci della Beat Generation, quella di On the road di Jack Kerouac. Adoravano il nascente rock psichedelico dei Jefferson Airplane e dei Grateful Dead, il sesso libero e gli allucinogeni: marijuana e acido lisergico su tutti. Seguivano gli insegnamenti di Timothy Leary, lo psicologo e scrittore che divenne il profeta dell’Lsd, coniando lo slogan: «Turn on, tune in, drop out» («Accenditi, sintonizzati, abbandonati»). «Accenditi»: sveglia la mente, apri le porte della percezione. «Sintonizzati»: entra in sintonia con l’universo. E «abbandonati», non nel senso di abbandonarsi a non fare un cavolo, ma di allontanarsi da quello che restringe la propria libertà di azione, per scoprire chi si è veramente e poter scegliere per un cambiamento.

Una teoria, quella dell’«apertura della coscienza» tramite l’Lsd, che ha avuto fin troppo successo, non solo tra gli hippie: dei pericoli legati a questa droga parliamo ampiamente in questo libro. Poi sì, è vero, avevano i capelli lunghi, giravano scalzi, vivevano spesso in gruppo o in comuni, le donne non portavano il reggiseno e tutti indossavano abiti presi in India o pieni di motivi floreali (da cui «figli dei fiori»). Ma sarebbe assurdo pensare a loro come a un movimento tutto «pace, amore e musica» (lo slogan del festival di Woodstock, nell’agosto del 1969, l’apogeo della cultura hippie). In realtà si davano un sacco da fare. In quanto pacifisti presero parte a una marea di dimostrazioni contro la guerra in Vietnam, compresi gli happening durante i quali bruciavano le cartoline di chiamata alla leva, a marce per i diritti civili e proteste di ogni genere, compresa quella per la Convenzione democratica del 1968. Gli hippie, insieme alla New Left (Nuova sinistra) e all’American Civil Rights Movement (Movimento americano per i diritti civili), furono insomma uno dei principali movimenti di dissenso della cultura alternativa americana di quegli anni.

E non dimentichiamo che se oggi il rapporto con il nostro benessere, personale (coccole, cibo buono…) e generale (relazione con il mondo che ci circonda) è cambiato, è in buona parte merito loro. Avevano un rispetto assoluto verso la natura, spesso arricchito da una visione animistica della vita, e grande attenzione per il loro benessere. È con loro che inizia il fenomeno del ritorno alla campagna, che in Italia esploderà nella seconda metà degli anni Settanta, e di un diverso rapporto col mondo che ci circonda (da cui nasceranno molti dei nuovi movimenti ambientalisti). Senza dimenticare che è con loro che comincia la passione per il cibo sano e biologico, e così pure la diffusione dei massaggi: il celebre massaggio californiano, uno dei più piacevoli al mondo, fu inventato nella comunità di Esalen in quegli anni.



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